Sintesi degli Studi Candidati al Premio Soldera per Giovani Ricercatori Ed.2017

“Analisi dell’incidenza del danno da ragnetto giallo su varietà di vite mediante tecniche di machine learning”

Dott. Simone Ugo Maria Bregaglio – CREA Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente, Bologna

Il controllo dell’acaro fitofago Eotetranychus carpini (Oudemans), meglio conosciuto come ragnetto giallo della vite (Vitis vinifera L.), rappresenta attualmente una delle principali sfide nella difesa fitosanitaria della viticoltura europea ed italiana, in particolare nell’areale viticolo toscano. Il danno associato è legato alla trofia del ragnetto, che si nutre su germogli e foglie di vite, determinando un accrescimento stentato dei giovani tralci e la formazione di macchie necrotiche gialle-arancio in corrispondenza delle punture fogliari, che possono portare al disseccamento della foglia e alla filloptosi. La frequenza e l’incidenza del danno causato da E. carpini in quest’area principe della produzione viticola nazionale sono infatti amplificate dalla carenza e/o dalla inadeguatezza degli interventi di controllo, oltre che dalla mancata calibrazione della tempistica ottimale per massimizzarne l’efficacia. La motivazione risiede in gran parte nella mancanza di evidenze tecnico-scientifiche che rendano disponibili informazioni quantitative per correlare, tempestivamente, l’insorgenza del danno fogliare con la densità di popolazione di ragnetto giallo. Questo contributo mira ad esplorare la variabilità del danno fogliare in funzione dell’abbondanza e struttura della popolazione di ragnetto giallo, considerando la presenza dei suoi antagonisti naturali (acari predatori fitoseidi) su diverse varietà di vite nel periodo 2005-2017. L’analisi è stata condotta elaborando circa 10000 campionamenti sperimentali nei quali sono stati determinati l’area fogliare colpita, classificata mediante una variabile categorica compresa tra 0 (nessun danno) e 5 (danno superiore al 40% dell’area fogliare), e la densità della popolazione del ragnetto giallo associata. Abbiamo quindi applicato su questa base dati una tecnica di machine learning chiamata ‘Random Forest’, che consiste in una collezione di alberi decisionali di tipo CART (Classification And Regression Tree), ciascuno in grado di fornire una risposta (intensità del danno fogliare) in funzione di una serie di variabili predittive (popolazione di ragnetto giallo e di acari fitoseidi, varietà di vite e fase fenologica). L’utilizzo di un numero elevato di alberi decisionali nell’analisi predittiva consente a ‘Random Forest’ di essere considerato uno degli algoritmi più efficaci in applicazioni bioinformatiche caratterizzate da un elevato numero di osservazioni, oltre a permettere di stilare una classifica delle variabili predittive più rilevanti nel determinare la variabilità del danno fogliare. L’analisi ha previsto l’utilizzo di cinque algoritmi ‘Random Forest’ applicati a sottoinsiemi delle osservazioni totali, considerando classi di danno progressive. Il più alto potere predittivo è stato raggiunto dall’algoritmo applicato sulle osservazioni nelle classi di danno 0 (no danno) e 1 (<20% area fogliata interessata), che ha consentito di classificare correttamente circa l’87% delle osservazioni totali. Le prestazioni degli algoritmi Random Forest sono progressivamente diminuite considerando le altre classi di danno, e si sono attestate al 77% di classificazioni corrette considerando l’intero dataset. La numerosità degli individui immaturi di ragnetto giallo è risultata il fattore più impattante sulla variabilità del danno fogliare (circa 90% di contributo all’accuratezza della classificazione), seguita dallo stadio di sviluppo fenologico (87%), dalla popolazione di acari fitoseidi adulti (77%) e dalla varietà di vite (69%). I risultati confermano quindi l’elevata correlazione tra l’abbondanza della popolazione di E. carpini e il danno fogliare precoce (classi di danno 0-1), e indicano la scelta varietale come uno dei fattori chiave per contenere questa problematica. Questo contributo rappresenta un supporto informativo quali-quantitativo applicabile nell’area vitivinicola toscana al fine di modulare l’impatto del ragnetto giallo sull’attività fotosintetica e di conseguenza sulle proprietà qualitative della produzione. Nello specifico, mette in luce l’assoluta necessità della tempestiva rilevazione dell’acaro fitofago sulle foglie di vite in pieno campo, significativamente nelle sue forme giovanili, oltre a sottolineare l’estrema rilevanza della presenza degli antagonisti naturali nel contenere le infestazioni da ragnetto giallo e la diversa suscettibilità della cultivar nel modulare il danno associato.

“Il controllo della clorosi ferrica in Vitis: selezioni di portinnesti Vs utilizzo di chelati ferrici di nuova generazione”

Dott.ssa Gaia Cinnirella – Università degli Studi di Milano

Il Ferro è un micronutriente essenziale poiché è componente intrinseco della struttura e del metabolismo della pianta, la cui assenza causa gravi anomalie nella crescita, nello sviluppo e nella riproduzione della pianta stessa. Sebbene il ferro sia presente in tutti i tipi di suolo, il fenomeno della Ferro carenza è una fisiopatia estremamente diffusa tra le colture, in quanto legata ad un problema di solubilità e biodisponibilità dell’elemento. Questa insufficiente disponibilità di Ferro comporta una sintomatologia nota come Clorosi Ferrica che si manifesta con un ingiallimento internervale delle foglie. Il tenore di calcare e carbonati solubili influenza le proprietà chimiche del suolo, quali pH e potere tampone della soluzione circolante, e l’assorbimento di elementi nutritivi da parte delle piante. Ciò che influenza maggiormente la solubilità di questo micronutriente è il pH del terreno, infatti suoli con valori di pH compresi tra 7,5 e 9,0 portano alla formazione di ossidi e idrossidi di Fe fortemente insolubili. In risposta a condizioni di Fe carenza le piante hanno sviluppato due differenti meccanismi e, in base alla strategia adottata, vengono distinte in due gruppi. Il più numeroso è quello delle piante a Strategia I (dicotiledoni e monocotiledoni non graminacee) di cui fa parte la vite, in grado di acidificare la rizosfera determinando una mobilizzazione del Fe(III), reso cosi disponibile per la riduzione a Fe(II). La riduzione del Fe(III) è catalizzata dall’enzima Fe(III)chelato-reduttasi (FC-R), mentre l’acidificazione è determinata dall’attività dell’H+-ATPasi, entrambe localizzate sulla membrana plasmatica delle cellule dell’apparato radicale. La risposta, confinata in prossimità degli apici radicali, determina modificazioni della rizosfera. In alcune specie, il rilascio di essudati radicali, ha assunto un ruolo rilevante in quanto facilitano la mobilizzazione e riduzione del microelemento. Una volta ridotto, il Fe viene assorbito mediante un trasportatore specifico, quale iron-regulated transporter 1 (IRT1). In funzione della specie di vite, varia la sensibilità alle condizioni che predispongono alla Fe carenza e dato che la risposta tipica della Strategia I si esprime fondamentalmente a livello radicale, la tolleranza della pianta intera è prevalentemente determinata dal portainnesto. La pratica agronomica maggiormente utilizzata in campo vitivinicolo per combattere la clorosi ferrica è la somministrazione al terreno o a livello fogliare di Fe-chelati di sintesi, quali Fe-EDTA Fe-EDDHA e Fe-DTPA, pur trattandosi di una soluzione onerosa e ad elevato impatto ambientale. Una valida alternativa è rappresentata dall’utilizzo di portainnesti che conferiscono tolleranza al calcare; ciò nonostante tale pratica è ad oggi poco impiegata, in quanto i portainnesti di cui si dispone conferiscono eccessiva vigoria al nesto, come Fercal e 140 Ruggeri, che si traduce in uno squilibrio tra gli aspetti quantitativi e qualitativi della produzione. E’ quindi necessario sviluppare dei processi di selezione di nuovi genotipi individuando dei parametri di selezione su vasta scala. Il presente elaborato finale di tirocinio è volto ad evidenziare gli effetti della clorosi ferrica e i metodi di cura e prevenzione tramite due strategie: la prima attraverso lo screening di portinnesti allevati in idroponica, simulando le situazioni di stress che la pianta affronta in condizioni reali; la seconda invece utilizzando formulati a concentrazioni differenti e in via sperimentale con applicazioni su pianta direttamente in campo con clorosi ferrica già manifestata. Infatti i caratteri sintomatici erano tutti presenti nell’appezzamento su cui è stato sviluppato il progetto e appartenente alla Società Agricola Poggio San Polo-Allegrini. A supporto di quanto osservato, anche le analisi sul suolo confermavano la presenza della disfunzione metabolica, dovuta da clorosi. Constatata tale situazione, in collaborazione con l’azienda Biolchim, che ha fornito i prodotti per la sperimentazione, si è organizzato un protocollo di ricerca volto a migliorare la sintomatologia, rispettando l’idea di sostenibilità che caratterizza San Polo. Il progetto ha preso inizio in Maggio 2015 con l’individuazione dell’area sperimentale ed è proseguito con monitoraggi costanti sino alla Vendemmia 2015, riuscendo in questo modo ad avere un riscontro con la produzione media dell’anno precedente.

“La visualizzazione grafica dell’effetto dell’annata
sulla sensorialità dei vini Soldera

Studio della correlazione tra dati climatici e sensorialità dei vini Soldera con successiva comunicazione innovativa di esso tramite infografica”

Dott.ssa Isabella Delbarba e Dott.ssa Laura Mor Soc. Coop. Centro Studi Assaggiatori, Brescia

La ricerca focalizza il suo lavoro sulla correlazione tra tre principali variabili climatiche: la temperatura, le precipitazioni e l’umidità che influiscono sul terreno in cui crescono le viti – dati forniti di Gianfranco Soldera – e i dati sensoriali rilevati dai giudici durante il test condotto dal Centro Studi Assaggiatori. Tale correlazione ha portato interessanti risvolti come, ad esempio, la relazione tra fruttato, precipitazioni, temperatura media e annata. Il lavoro si è mosso in due direzioni: la prima relativa a tale interdipendenza sopracitata, la seconda concerne la comunicazione a livello visivo dei dati sensoriali. Il linguaggio visivo è stato selezionato in base al target preso in considerazione – i Millennials – che hanno effettuato un avvicinamento strabiliante al settore vino rispetto alle generazioni precedenti nella stessa fascia d’età – e le loro abitudini sempre più digitali e rivolte al momento.

“Applicazioni di viticoltura di precisione da piattaforma UAV a Montalcino”

Dott. Salvatore Filippo Di Gennaro – Istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBIMET-CNR), Firenze, Italia.

Nell’ultimo decennio, l’evoluzione tecnologica in campo di automazione ha fornito alla Viticoltura di Precisione una nuova soluzione per il monitoraggio remoto, definita con l’acronimo inglese UAV, ossia Unmanned Aerial Vehicle. Si tratta di piattaforme aeree ad ala fissa o rotante a pilotaggio remoto, che olvano senza l’ausilio di un pilota a bordo. Possono essere pilotati a vista da un operatore, oppure volare in modalità autonoma, sfruttando un complesso sistema di sensori di controllo di volo gestiti da un microprocessore. Si possono, programmare delle rotte di volo, impostando le coordinate di una serie di punti GPS (waypoints). Questi strumenti possono essere equipaggiati con una serie di sensori che permettono di eseguire un’ampia gamma di operazioni di monitoraggio. Sistemi UAVs sono in grado di assicurare altissima risoluzione spaziale a terra e garantire un monitoraggio altamente flessibile e tempestivo, grazie a ridotti tempi di pianificazione. L’obiettivo di questo lavoro è quello di descrivere le potenzialità applicative dei droni in viticoltura di precisione attraverso focus di attività sperimentali svolte dall’Istituto di Biometeorologia a Montalcino presso la società agricola Case Basse di Gianfranco Soldera nel periodo 2013-2017. Nel lavoro verranno descritti protocolli operativi e risultati derivati dall’utilizzo di 3 diverse tipologie di sensori ottici per descrivere la variabilità intra-vigneto, nello specifico in termini di caratterizzazione dello stato di vigore delle piante attraverso camera multispettrale, della temperatura superficiale della chioma per mezzo di camera termica ed infine un approccio innovativo di analisi delle fallanze utilizzando una camera visibile RGB ad elevata risoluzione. La messa a punto di un protocollo in grado di monitorare rapidamente la distribuzione spaziale delle fallanze e sintetizzarla in una mappa tematica georiferita presenta notevoli potenzialità come supporto operativo e decisionale. Si delinea infatti la realizzazione di uno strumento che consente ad un operatore a terra di quantificare le fallanze e individuarle rapidamente attraverso la navigazione della mappa su un comune dispositivo mobile (tablet/smartphone) dotato di GPS.

“Modellizzazione del contenuto zuccherino e grado di acidità delle uve di varietà Sangiovese”

Dott. Luisa Leolini DiSPAA, Università di Firenze, Dott.Lorenzo Brilli CNR-IBIMET, Dott. Sergi Costafreda Aumedes DiSPAA, Università di Firenze

Il contenuto zuccherino e il grado di acidità delle uve rappresentano i fattori maggiormente importanti per la caratterizzazione dei vini di alta qualità delle più prestigiose regioni viticole. Tuttavia, lo specifico Terroir di queste regioni (es. Montalcino, Toscana) è attualmente influenzato dall’incremento di temperature che determina conseguenze dannose per la qualità delle uve. Al fine di fronteggiare l’impatto del cambiamento climatico e mantenere la produzione di alta qualità di queste aree, i modelli di simulazione della vite rappresentano uno strumento promettente per studiare le dinamiche del contenuto zuccherino ed il livello di acidità delle uve in diverse condizioni ambientali. Pertanto, l’obiettivo di questo studio è l’implementazione di un approccio qualitativo all’interno di un modello di simulazione della vite (UNIFI.GrapeML) per stimare il grado Brix e l’acidità titolabile durante il periodo di maturazione. Su queste basi, lo sviluppo fenologico della varietà Sangiovese è stato calibrato su dati fenologici osservati delle aree di studio di Susegana (Treviso, Italia) e Montalcino (Siena, Italia). La stima delle principali fasi fenologiche è stata utile per simulare correttamente la concentrazione di zucchero ed il livello di acidità a Montalcino nel periodo 1998-2015. I risultati hanno mostrato soddisfacenti prestazioni per la calibrazione della fenologia e alte correlazioni sono state trovate tra i valori osservati e simulati di grado Brix ed acidità a Montalcino, evidenziando l’affidabilità del modello a valutare tali fattori qualitativi considerando la variabilità climatica intra ed inter-annuale. Il nostro studio rappresenta il primo passo verso la modellizzazione di aspetti qualitativi ed ulteriori lavori saranno utili al fine di studiare le dinamiche della qualità nelle più rinomate regioni viticole in condizioni di cambiamento climatico.

“Multi-fingerprinting approach for monitoring of Sangiovese wine ageing”

Dott.sse Brunella Miano, Noemi Frigo – Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – Vicenza

La qualità del vino è il risultato e la combinazione di una grande varietà di fattori, quali il clima, la tipologia del terreno, l’esposizione al sole, le trasformazioni durante la fase di fermentazione, oltre alle tecniche enologiche e agronomiche utilizzate per la sua produzione. Ad oggi non sono disponibili tecniche per analisi di dettaglio applicabili in corso di maturazione del vino che consentano di stabilire o predire quali saranno le sue caratteristiche una volta pronto per l’imbottigliamento. Lo scopo di questo studio è quello di testare l’approccio multi-fingerprinting e non-targeted, per avere una visione quanto più completa delle caratteristiche del vino e per monitorare lo stato di affinamento, ponendo particolare attenzione alle variazioni delle classi di composti caratteristici (polifenoli, antociani e composti volatili). Le tecniche utilizzate per questo studio comprendono l’uso della colorimetria CIELab per studiare la colorazione del vino, la fluorescenza a raggi x in riflessione totale (TXRF) per indagare sulla componente minerale, la gas cromatografia (GC) per ottenere il profilo della componente volatile e la spettrometria di massa ad alta risoluzione (DART-HRMS) per avere una visione quasi completa della composizione chimica del vino. Le analisi sono state condotte su un set di cinque campioni di vini appartenenti al vitigno Sangiovese, prodotti dalla società vinicola Soldera Case Basse in cinque diversi anni, dal 2013 al 2017. Considerando il lungo periodo di affinamento del vino oggetto di studio, sarebbe di grandissima utilità avere a disposizione un set di metodiche o di marcatori che riescano a monitorare l’andamento del processo di maturazione e rendere possibili interventi di correzione (tecniche enologiche). È doveroso sottolineare che l’obiettivo di questo studio è molto ambizioso in quanto si tratta di vini prodotti con uve dello stesso vitigno con gli stessi ceppi di lieviti e che hanno subito lo stesso trattamento in botte. Inoltre il fatto che i vini siano il risultato di vendemmie, caratterizzate da climi e temperature differenti, introduce una serie di variabili importanti che rendono ancor più difficile l’individuazione di linee di tendenza durante il periodo di affinamento. A dispetto delle problematiche sopra esposte l’approccio multi-fingerprinting si è rivelato uno strumento rapido ed efficace, per studiare le variazioni di alcuni parametri durante l’invecchiamento del vino.
E’ stato possibile identificare degli andamenti lineari con il tempo, e in alcuni casi sono evidenti delle deviazioni, che sono spesso riconducibili ai diversi andamenti climatici annuali. In particolare l’analisi del colore con l’aumento della saturazione e della tinta e il TXRF con una diminuzione progressiva della quantità di cloro. In aggiunta l’analisi gas cromatografica ha permesso di individuare alcuni marcatori di invecchiamento, mentre la spettrometria di massa ha evidenziato variazioni e riconducibili sia al tempo di invecchiamento che alle diverse situazioni climatiche.

“Molecular integrated analytical approaches for wine varietal assessment”

Dott.ssa Molecular integrated analytical approaches for wine varietal assessment

L’autenticazione varietale dei vini è fondamentale per valutare la loro qualità e genuinità anche nell’ottica di una lotta contro le frodi. Negli ultimi anni sono state sperimentate diverse tecniche di analisi del vino finalizzate alla determinazione della componente varietale: Spettrometria di Massa, NMR e analisi del DNA, per citarne alcune. Tra queste, le tecniche basate sul DNA stanno diventando un potente strumento per dimostrare la composizione varietale di un vino. L’amplificazione di loci SSR (Simple Sequence Repeats) del DNA residuo di Vitis vinifera, letteralmente fornisce una sorta di impronta molecolare digitale del vino (WDF – Wine DNA Fingerprinting), con strette analogie con le tecniche utilizzate nella scienza forense. Il WDF è una tecnica solida e affidabile che permette di ricostruire la natura di un vino monovarietale e dei vini blended commerciali. Grazie ad un’elaborazione bioinformatica sviluppata ad-hoc, questa tecnica consente di valutare la probabilità di presenza/assenza di possibili vitigni candidati nell’uvaggio. Nel presente lavoro è descritto l’uso di WDF e lo sviluppo di uno strumento statistico bioinformatico per la convalida dei dati allelici e dei relativi genotipi ottenuti, recuperati amplificando dai 6 ai 10 marcatori SSR del genoma di Vitis vinifera purificato da vino. I vini sono stati scelti sulla base di una crescente complessità da quelli sperimentali monovarietali, ai monovarietali commerciali fino ai vini commerciali blended. I risultati dimostrano che il WDF, dopo il calcolo delle diverse matrici di distanza e dei dati di input Neighbor-Joining, seguito dall’Analisi delle Componenti Principali (PCA), può descrivere efficacemente la natura varietale di un vino. Nei vini monovarietali è possibile verificare la composizione esclusiva con un singolo vitigno e al contempo escludere la presenza di tagli con vitigni non ammessi dal disciplinare di produzione. Nei vini blended analizzati in cieco, i profili WDF evidenziano la natura varietale prevalente, tra Merlot, Pinot Noir, Cabernet Sauvignon e Zinfandel costruendo quindi un primo importante controllo sull’uvaggio dichiarato. Inoltre, l’elaborazione bioinformatica dei dati di WDF dei vini blended, consente di ottenere un output grafico dove è stimabile una distanza “soglia” di significatività presenza/assenza dei vitigni candidati. L’analisi dei grafici costituisce una verifica visiva immediata della natura varietale, dichiarata di un vino. L’analisi biomolecolare unita ad altre tecniche di analisi per la caratterizzazione varietale dei vini può contribuire ad un’idea olistica di invecchiamento del vino dove questa dipenderebbe dall’età biologica molecolare potenziale derivante da molteplici complesse interazioni biotiche e abiotiche, più che dal mero fattore temporale.

“Verso il monitoraggio dei vigneti
La società agricola di Gianfranco Soldera a Montalcino”

Dott.ssa Anita Pizzini – Università degli Studi di Brescia

Il presente lavoro si basa sull’individuazione dei fattori climatici che possono influenzare la qualità del vino. Per fare quest’analisi si sono potuti utilizzare i dati di monitoraggio di una società nota per la qualità del vino prodotto: Case Basse di Gianfranco Soldera a Montalcino. L’elaborato inizia con la storia di Case Basse strettamente legata a quella del suo proprietario Gianfranco Soldera; sono narrati gli elementi caratteristici del luogo dove ha sede la società e viene descritto l’intero processo di produzione da cui nasce un vino d’eccellenza. Vengono analizzati tutti i fattori climatici che influenzano la vite prima della vendemmia e i benefici e i danni che questa ne trae, si passa poi a considerare i dati ottenuti grazie a delle centraline meteo installate lungo i due vigneti storici della società Intistieti e Case Basse, che raccolgono tutti i dati riguardanti la temperatura minima, massima, la quantità di pioggia caduta e l’umidità del terreno. Sono poi analizzati e confrontati i dati che riguardano la temperatura e la quantità di pioggia caduta nel periodo fioritura-vendemmia, il più importante per lo sviluppo della vite, delle annate dalla 2012 in poi. Ci si sofferma soprattutto a confrontare la temperatura minima e massima tra gli anni e le ampie escursioni termiche, che a volte superano anche i 20° gradi di differenza tra il giorno e la notte, accentuando positivamente il gusto del vino.
Si conferma così la filosofia di Gianfranco Soldera con cui cura la Società Case Basse di Montalcino, questa si basa su due profonde convinzioni. La prima che la tradizione del passato dev’essere rispettata ma anche verificata attraverso le più moderne tecniche di sperimentazione: le centraline meteo ne sono un esempio poiché rappresentano uno strumento innovativo in grado di raccogliere in tempo reale tutti i dati necessari affinché si possa valutare la qualità del prodotto finale influenzata dai fattori climatici. La seconda che una produzione di pregio ha bisogno di un ecosistema complesso che costituisca l’habitat ideale per una coltura naturale. Dall’analisi svolta nel presente lavoro e basata sui dati raccolti attraverso le centraline si può dire che la Societò Case Basse si trova in una posizione ottimale caratterizzata da temperature miti durante i periodi più importanti dello sviluppo della vite e da ampie escursioni termiche tra il giorno e la notte che influenzano positivamente il gusto del prodotto finale. Quindi la qualità dei vini di Soldera non è solo il lungo e meticoloso processo di produzione che avviene dopo la vendemmia ma sicuramente anche la posizione dei vigneti e il clima che li caratterizza.

“Vini di Montalcino: focus nel mondo del web “

Dott. Claudio Quirini – Centro Studi Assaggiatori – Brescia

L’elaborato, vuole indagare sull’efficacia della comunicazione del vino con maggiore prospettiva sul futuro. Per farlo sono stati istituiti 3 differenti studi:
1. Ricerca di mercato, riguardante la visione nel web dei vini prodotti nel territorio di Montalcino.
2. Analisi delle similitudini nelle descrizioni sensoriali tra i vini di Montalcino ed i vini di altre regioni italiane presenti nella guida vini di Altroconsumo.
3. Analisi sul parere dei millennial in riferimento ai vini di Montalcino
Il web oramai è il vettore di informazioni più potente al mondo. Tra le varie opzioni disponibili per chi vuole comprare una bottiglia di vino c’è quella di rivolgersi al web nella ricerca di informazioni che possano aiutare o meno, la scelta d’ acquisto. Siccome tra i motori di ricerca più utilizzati tra i primi posti in classifica appare il nome di Google, si è pensato di svolgere una ricerca di mercato utilizzando un tool gratuito di questo browser di ricerca, Google Trends. In questo modo, siamo riusciti a farci un’idea di quali siano i paesi nel Mondo nella quale vengono effettuate le maggiori e le minori ricerche in termini di “Brunello di Montalcino” e di “Rosso di Montalcino”. Tra i risultati abbiamo inserito delle mappe dei paesi del Mondo dove l’interesse è direttamente proporzionale all’ intensità del colore blu e delle tabelle in cui troviamo nello specifico il nome del paese ed un valore su scala 0-100 che esprime il livello d’interesse. Sia per il Brunello sia per il Rosso di Montalcino, ci aspettavamo che l’Italia fosse tra i primi posti in classifica e infatti così è stato (Italia = 100). È stato molto interessante riscontrare tra le posizioni in classifica successive, alcuni paesi nordici ( Danimarca= 72, Norvegia = 37) per quanto riguarda il Brunello e per quanto riguarda il Rosso di Montalcino ( Svezia = 26 , 2° in classifica). Molto confortevole e stimolante trovare paesi in piena espansione quali Hong Kong (25) e Singapore (10) per il Brunello di Montalcino. Analisi delle similitudini nelle descrizioni sensoriali tra i vini di Montalcino ed i vini di altre regioni italiane presenti nella guida vini di Altroconsumo. A 26 tra sommelier, enologi e assaggiatori di vino, abbiamo proposto un questionario dove sono state riportate le descrizioni del vino presenti nel sito web degli eno-produttori. Il questionario, conteneva nello specifico 14 differenti descrizioni di vini rossi. La rilevazione delle descrizioni presenti nel sito web è avvenuta all’interno di siti web di enoproduttori e i vini selezionati sono tutti presenti nella guida vini di Altroconsumo che, in quanto basata su un algoritmo che individua i vini più rappresentativi, ci offre una garanzia supplementare della rappresentatività del campione. Per ogni descrizione riportata nel questionario si è chiesto di indicare una possibile regione, un possibile vitigno e una possibile denominazione di pertinenza del vino. Infine si è chiesto di attribuire due valutazioni da 0 a 9 per la correttezza semantica e la piacevolezza della descrizione. Su un totale di 728 risposte riferite a ogni indice, solo 33 (4,5%) sono corrette per la regione, 10 (1,4%) per il vitigno e 2 (0,3%) per la denominazione. Una volta effettuata questa analisi abbiamo ricercato similitudini tra le descrizioni del web di 8 vini suddivisi in n= 4 Brunello di Montalcino e n= 4 Rosso di Montalcino con 8 descrizioni web di 8 vini rossi (tutti di regioni italiane diverse dalla regione Toscana) selezionati sul totale dei 14 presenti nel questionario precedentemente spiegato. Si sono verificate una moltitudine di similitudini che dimostrano quanto manca il collegamento del territorio. In conclusione, possiamo affermare che queste descrizioni prese dal web, sono timide ed enigmatiche, non comunicano al nostro consumatore, soprattutto in termini identificativi. Analisi sul parere dei millennial in riferimento ai vini di Montalcino Abbiamo sottoposto un questionario online a 37 intervistati, dato che l’elaborato tratta la tematica del web. La maggior parte, 30 di questi intervistati sono millennial (i nati tra il 1977 e 1999) e non hanno mai effettuato corsi di formazione in analisi sensoriale, o per sommelier o per assaggiatori di vino. Per questo ultimo motivo sono riconducibili alla classe del consumatore medio ovvero quello non esperto. Ai candidati inizialmente abbiamo chiesto di scegliere l’immagine di una bottiglia tra le 8 mostrate (viste solo nella parte anteriore, quella con il fronte-etichetta). Le immagini risultavano leggermente sfuocate nella parte dell’annata e del nome del vino. L’unica immagine nitida era l’immagine principale del fronte-etichetta. I candidati non hanno ricevuto informazioni riguardanti il prezzo. Le due bottiglie che hanno ottenuto maggiore preferenza sono due bottiglie aventi la medesima immagine (cambiano di poco gli stili) nel fronte- etichetta, una corona in stile aristocratico ( la prima bottiglia dal valore di 115,30 euro e la seconda bottiglia dal valore di 25,3 euro). Il fronte etichetta meno apprezzato è quello appartenente al vino più costoso (129,50 euro). La spiegazione di questo risultato può essere riconducibile ad un altro studio da noi svolto, nella quale 27 consumatori casuali hanno risposto alla domanda “Che cosa ti fa venire in mente?” in riferimento a 40 termini enologici. Il termine Aristocratico ha infatti dato il maggior valore espresso come % del significato evocativo positivo rispetto agli altri 39 termini, pari a circa il 90%. Successivamente si è chiesto di indicare quale tra le 8 descrizioni prese dal web mostrate poteva essere correlata alla bottiglia avente il prezzo maggiore (non veniva mostrato alcun prezzo ma solamente le descrizioni). I candidati hanno indicato in risposta con maggior frequenza esattamente la descrizione appartenente al vino più costoso. Si è chiesto poi ai candidati di indicare con un voto da 0 a 9 quale fosse la descrizione che potrebbe stimolare maggiormente la scelta del vino. Anche in questo caso il vino con un punteggio medio maggiore è appartenente al medesimo vino ovvero quello più costoso. Infine si è chiesto di indicare quale tra i seguenti termini, note degustative, caratteristiche organolettiche e analisi sensoriale, fosse il più piaciuto e il più corretto. In entrambi i casi ha ottenuto una maggior frequenza la terminologia: Note degustative.

“Influenza del sistema di allevamento sullo sviluppo vegeto-produttivo e sulle caratteristiche delle uve e dei vini Sangiovese: confronto tra l’alberello greco, mono e bicaule, ed il cordone speronato a Montalcino nell’annata 2017”

Dott. Yuri Romboli – Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Sez. Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università degli Studi di Firenze

Nell’annata 2017, presso la Società agricola Case Basse di Gianfranco Soldera, è stato condotto uno studio che ha avuto come scopo quello di valutare il comportamento vegeto-produttivo delle piante di Sangiovese allevate ad alberello greco e a cordone speronato, nonché quello di studiare le proprietà enologiche e la composizione delle uve dei vini da esse prodotti. Nello specifico, nel vigneto allevato ad alberello, erano presenti due forme distinte: alberello monocaule e bicaule in funzione del numero di branche presenti sul fusto. L’annata oggetto di studio si è dimostrata particolarmente calda e caratterizzata da scarse precipitazioni durante tutte le fasi di sviluppo vegeto-produttivo della vite, condizioni che potrebbero aver inciso in modo più marcato sullo sviluppo delle piante allevate ad alberello greco ed in particolare sulla composizione delle uve e dei vini corrispondenti, forse anche in relazione ad una più giovane età di questo vigneto rispetto a quello allevato a cordone speronato. Nelle fasi fenologiche del germogliamento, della fioritura e dell’invaiatura, le viti allevate ad alberello hanno mostrato un leggero anticipo rispetto alle piante allevate a cordone speronato, con le vite allevate ad alberello bicaule tendenzialmente in anticipo rispetto a quelle da alberello monocaule nelle prime fasi del germogliamento. Da un punto di vista compositivo, durante la maturazione si è assistito ad un più lento accumulo di zuccheri, oltre ad una minor acidità totale un minor contenuto in antociani totali e indice di ricchezza fenolica nelle uve da piante allevate ad alberello rispetto alle uve da piante a cordone speronato. Tra le due forme dell’alberello, l’alberello bicaule si è distinto per un più alto valore di indice di ricchezza fenolica e per un maggior contenuto zuccherino rispetto alle uve ed ai mosti da alberello monocaule. Al momento della svinatura, i vini hanno mostrato delle differenze significative legate alla composizione delle uve di partenza con i vini da alberello che sono risultati meno alcolici, con una minor intensità di colore e un minor indice di fenoli totali. Ancora una volta, i vini da uve provenienti da piante ad alberello bicaule si sono dimostrati tendenzialmente caratterizzati da valori maggiori per i parametri appena citati rispetto a quelli da piante ad alberello monocaule. La caratterizzazione dei composti fenolici nei vini ha mostrato una forte analogia con quanto riscontrato sulle uve, con i vini da alberello greco meno concentrati in antociani e flavan-3-oli monomeri rispetto a quelli da cordone speronato. Tuttavia, i vini da alberello greco hanno presentato valori più elevati di flavonoli e una maggior percentuale di malvidina-3-O-glucoside caratteristiche che possono essere ricondotte ad una maggior esposizione dei grappoli rispetto a quelli da piante allevate a cordone speronato, ed in particolare ad un più marcato effetto combinato della radiazione solare e del calore.

“Progetto “Sistema Intelligente Soldera” (SIS) “Big Data ed IoT per un Vino Eccellente”

Dott. Diego Vasarelli SPEE srl – L’Aquila, Yuri Romboli Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Sez. Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università degli Studi di Firenze

La società Case Basse di Gianfranco Soldera, che produce un vino di elevatissima qualità nell’area di Montalcino (SI), caratterizzato da una forte connotazione territoriale e da un peculiare stile aziendale, ha dato luogo ad un vero e proprio progetto di ricerca & sviluppo, autonomamente finanziato come progetto di impresa, che ha portato l’azienda SPEE srl con sede in L’Aquila, in strettissima collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze – Dipartimento Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali (GESAAF) – sezione Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche (STAM) – nello specifico il Dott. Yuri Romboli Ph. D. – a progettare, sviluppare e mettere in esercizio un sistema integrato di monitoraggio, denominato “Sistema Intelligente Soldera “(SIS), utilizzando le recentissime tecnologie IoT e Big Data. Lo scopo del progetto è stato quello di integrare i principi cardine della viticoltura di precisione, con l’impiego di un sistema informatico e sensoristica prossimale, attraverso l’acquisizione centralizzata ed integrata dei dati relativi all’intera filiera del vino in un unico portale. E’ possibile così monitorare l’intera filiera di produzione, a partire dal terreno e dalle operazioni fatte su di esso, per passare al controllo delle condizioni ambientali, dello stato delle piante e dei grappoli, la fermentazione del mosto sino al monitoraggio in sviluppo delle bottiglie di vino distribuite nel mercato mondiale. La grande quantità di dati, integrati nel portale e conservati per le diverse annualità, consente di tenere sotto controllo in tempo reale fenomeni che sono in corso di svolgimento ma anche di poter analizzare e correlare tra loro diverse tipologie di dati, anche di anni diversi, per assumere decisioni supportate da analisi oggettive o per validare ex-post la bontà delle scelte attuate al fine di “apprendere” ed evitare errori nel futuro. In questo modo il SIS diventa un sistema informativo integrato ma anche un sistema di supporto alle decisioni, sia di quelle da prendere nell’immediatezza, sia di quelle che dovranno essere prese nel futuro e che potranno avvalersi dell’enorme quantità di dati a disposizione dalla storia passata.