“Il pericolo ‘giallo’… in quel di Montalcino”

“Il Chianti e le Terre del Vino”

S. Simoni, D. Goggioli, S. Guidi, F. Tarchi

Ben io qui canterei, qual sia de gli orti

La cultura miglior, come di Pesto

Due volte rifioriscano i rosai.

Pingues hortos quae cura colendi

ornaret, canerem, biferique rosaria Paesti

(IV, 118)

Lo scorso anno si è svolto a Firenze, presso il CRA-ABP – Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia – , il II Meeting Internazionale “International Organization for Biological and Integrated Control – Working Group Integrated Control of Plant-feeding Mites” (IOBC/WPRS) (http://www.isza.it/IOBCflorence2009/index.html).

Tra le sue attività salienti, IOBC include lo sviluppo e la standardizzazione di metodi atti alla valutazione degli effetti dei pesticidi sugli organismi utili e l’implementazione di percorsi e sistemi che favoriscano l’adozione di controllo biologico ed integrato di avversità animali e patologie su colture diverse. Dei 12 gruppi operanti all’interno di IOBC ricordiamo, ad esempio, il gruppo “Controllo integrato in viticoltura”, che coordina e promuove le strategie per ridurre l’utilizzo di pesticidi e ottimizzare l’impiego dei nemici naturali; il gruppo “Selezione e Coltivazione di piante resistenti alle malattie e ai fitofagi” che, anche attraverso l’utilizzo dell’ingegneria genetica, sostiene l’impiego di varietà vegetali resistenti nella difesa integrata; il gruppo “Pesticidi ed organismi utili” che ha lo scopo di selezionare e promuovere l’utilizzo di pesticidi selettivi per gli artropodi e di incoraggiare il controllo biologico nella difesa delle piante.

Il gruppo di lavoro interessato nel congresso di Firenze è composto da acarologi, altri studiosi e specialisti provenienti da ogni parte del mondo, che si occupano di tutti gli aspetti relativi alle problematiche connesse con la difesa delle piante dai danni causati dagli acari nei diversi sistemi colturali. In particolare, l’impegno del suddetto gruppo è volto alla messa a punto e divulgazione di metodi di controllo che diminuiscano sensibilmente l’apporto nell’ambiente di pesticidi e di altre sostanze chimiche che, oltre che determinare seri problemi di sanità, pregiudicano significativamente gli equilibri e la presenza di antagonisti naturali. Tali obiettivi possono essere raggiunti anche attraverso un insieme ed un’ amalgama di più componenti:una più oculata gestione agricolturale, l’utilizzo di condizioni fisiche particolari, il controllo microbiologico, l’incremento dei predatori, l’utilizzo di cultivar resistenti.

In quest’ottica, lo scopo del convegno svoltosi a Firenze è stato di favorire l’incontro, l’aggiornamento ed il confronto tra ricercatori, studiosi e rappresentanti delle industrie e biofabbriche, che sono coinvolti nei vari aspetti del controllo biologico ed integrato degli acari e al contempo di promuovere strategie che incrementino significativamente l’efficacia della difesa.

Tra i lavori presentati al convegno, uno in particolare ha riguardato il problema del ragnetto giallo: “Eotetranychus carpini: esperienze di controllo biologico in vigneti toscani ” (autori: Castagnoli, Liguori, Simoni, Sabbatini Peverieri, Goggioli, Guidi, Tarchi), in cui sono stati riportati parte dei risultati dell’attività svolta negli ultimi anni in alcune aziende della Val d’Orcia, produttrici di Brunello e di altri vini di pregio.

In questi ultimi anni, le infestazione di ragnetto giallo si sono intensificate sia in vigneti a conduzione biologica che integrata, causando notevoli danni alla produzione e riproponendo urgentemente la necessità di trovare o recuperare forme di controllo che salvaguardassero l’ambiente e non pregiudicassero ulteriormente gli equilibri del sistema.

I danni in presenza di attacchi precoci del ragnetto, si possono manifestare con arresti nello sviluppo dei germogli, internodi raccorciati, piccole necrosi e deformazioni a livello fogliare con la formazione di piccole areole clorotiche provocate dalle punture degli acari. Gli attacchi tardivi possono portare alla caduta delle foglie e ripercuotersi sulla maturazione degli acini e sul grado zuccherino del prodotto. L’entità dell’infestazione può determinare una più scarsa lignificazione dei tralci l’anno successivo.

Il fitofago, come dice il nome, ha una colorazione giallo-aranciata con due ‘occhietti’ rossi ben visibili. Le femmine rappresentano lo stadio che raggiunge la maggior grandezza, sono sub-ovali e hanno una lunghezza di circa un terzo di millimetro mentre i maschi, più piccoli, hanno il corpo più sottile e llungato. Le uova,  rotondeggianti e ialine, possono essere spesso confuse con le goccioline di sostanze zuccherine emesse dalla vite.

Il ragnetto supera l’inverno come femmina fecondata; le femmine si aggregano in gruppi sotto la corteccia della vite. In tardo inverno/primavera, al verificarsi delle necessarie combinazioni climatiche, le femmine si trasferiscono sui germogli e iniziano a nutrirsi e a deporre le uova, per lo più sulla pagina inferiore della foglia.

Quando la temperatura media supera i 20°C, lo sviluppo da uovo a uovo dura circa una decina di giorni, una femmina può deporre da 2 a 3 uova al giorno e la deposizione può durare per una ventina di giorni. In condizioni favorevoli, la popolazione del ragnetto si può raddoppiare in poco più di 4 giorni.

ll numero di generazioni che possono sviluppare in Italia centro-setterntrionale è di 7-9 all’anno.Le generazioni primaverili e autunnali si completano al massimo entro un mese,mentre quelle estive possono compiersi tranquillamente in 10 – 15 giorni

Gli acari predatori rivestono un ruolo fondamentale nel controllo degli acari fitofagi presenti sulla vite; fra essi, un ruolo chiave è recitato dai fitoseidi, ed essi sono ritenuti il più efficace fattore di regolazione delle popolazioni degli acari fitofagi, a partire dai tetranichidi. La presenza e lo sviluppo delle popolazioni di Fitoseiidi sulle colture, in particolare nei vigneti, sono condizionati da diversi fattori, fra i quali i programmi di lotta antiparassitaria, le condizioni ambientali (es. microclima, giacitura, presenza di siepi) e le caratteristiche morfologiche (es. tomentosità della pagina inferiore delle foglie) e lo stato fisiologico (es. stress idrico) delle piante ospiti

I Fitoseidi legati a piante arboree sono predatori di tipo “stanziale”; svernano come femmina fecondata in ripari vari sulle piante e sono attivi per tutto il periodo vegetativo della vite e delle altre specie arboree, che non vengono quasi mai abbandonate. Alcune specie possono  mantenere popolazioni non trascurabili sulle piante anche in assenza delle prede preferite, nutrendosi di cibi alternativi, quali polline, ife e spore fungine, essudati vegetali, altri piccoli artropodi.

Per tali motivi, la ricerca e l’individuazione della preda sono efficaci anche anche quando questa è a bassi livelli di popolazione.

In quest’ottica in quattro aziende della Val d’Orcia si sono effettuati lanci di 3 specie diverse di fitoseidi,  predatori del ragnetto giallo per potere confrontare i risultati. Nell’Azienda “Forte” di Castiglion d’Orcia sono state effettuate immissioni del fitoseide predatore Typhlodromus exhilaratus  proveniente da allevamenti del Centro di Ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia di Firenze (CRA-ABP). Nell’azienda “Sante Marie” di Montalcino è stato utilizzato un ceppo commerciale di fitoseide predatore N.californicus; infine, in altre aziende, “Case Basse” Soldera, è stato rilasciato un ceppo selvaggio del predatore Kampimodromus aberrans proveniente da vigneti biologici e biodinamici del nord Italia. Il controllo del ragnetto giallo si è dimostrato più difficoltoso e dispendioso con le prime due specie di predatori, mentre K. aberrans, non solo ha colonizzato stabilmente l’ambiente, ma ha anche efficacemente controllato l’infestazione di ragnetto giallo, anche negli anni successivi alla prima immissione.

K. aberrans ha quindi una tendenza a stabilirsi nel vigneto ospitante e, dopo il primo rilascio, la società stessa potrà spostare le proprie potature, ricche del nuovo predatore ,per colonizzare altre zone del vigneto e in seguito altri vigneti della società.

È altresì importante dire che questo fitoseide sembra non pregiudicare la presenza degli altri predatori già preesistenti nel vigneto,mantenendo quindi la biodiversità .

A differenza di un trattamento acaricida, i risultati del trasferimento e del rilascio di K. aberrans nei vigneti attaccati dal ragnetto giallo sono verificabili sul medio-lungo termine.Sono quindi un investimento per il mantenimento, negli anni, dell’equilibrio dell’acarofauna specifica dei vigneti.

Ulteriori studi sperimentali ,finalizzati all’ottimizzazione delle tecniche di rilascio e “lettura” della dinamiche dei predatori, sono condotti in varie aziende con particolare attenzione alla Società Case Basse, dove la disponibilità dei viticultori contribuisce a portare avanti gli studi.