Dalla rivista “Il Chianti e le terre del vino” – di  G. Soldera

A Case Basse abbiamo terminato la fermentazione, dopo una vendemmia anticipata dovuta alle piogge di agosto, con le difficoltà previste nel mio precedente articolo, la resa è stata molto bassa (41 q. di uva per ettaro) con una drastica scelta grappolo per grappolo; si è confermato l’importanza che rivestono le viti di oltre 35 anni di età rispetto a quelle di 8/9 anni; le uve delle viti vecchie risentono meno delle deficienze dell’annata e, vinificate e svinate separatamente, danno una qualità di vino nettamente superiore: l’esperienza di 33 vinificazioni mi conferma sempre più che assemblare abbassa sempre la qualità ed è una pratica da non fare mai. La fermentazione malolattica è terminata velocemente ed anche il 2007 procede lentamente nella sua maturazione.

Continuano a ritmo accelerato i sequestri di vini falsi. Nel Veneto la procura di Treviso ha stroncato un’organizzazione internazionale con sede a Treviso, mente in Austria, reti di vendita in Germania, Olanda, Gran Bretagna, Svezia e Norvegia, con smercio di 900.000 bottiglie contraffatte con etichette Amarone, Valpolicella, Chianti, Prosecco, Lambrusco, Chardonnay, Soave, Bardolino e Pinot Grigio. Il vino comune da tavola arrivava dalla Puglia a 50 centesimi al litro e veniva contraffatto e spedito in Germania con doppia documentazione, una italiana come comune vino da tavola, una tedesca in cui veniva attestato il trasporto dei falsi vini DOC e DOCG.

Dobbiamo chiederci se chi compera nei paesi esteri a prezzi stracciati l’Amarone non debba avere dei dubbi sulla effettiva veridicità del prodotto. Il giro d’affari delle fatture emesse dai sofisticatori è di 12.000.000 di euro, naturalmente esenti IVA.

Altro sequestro ad Avellino di vino da tavola che diventa DOC-DOCG: sono stati sequestrati 10.000 litri di vino da tavola e 13.000 bottiglie già etichettate DOC-DOCG e ben 264.435 etichette di Aglianico, Falanghina, Fiano e San Giovese. Anche gli impianti di stoccaggio, di imbottigliamento e di etichettatura sono stati sequestrati. Nel Chianti una società agricola è stata confiscata per sofisticazione di 800.000 litri di vino da tavola pronto a diventare DOC e DOCG.

Il fenomeno è veramente impressionante e preoccupante ed è a mio avviso sottovalutato dai media, che ne scrivono pochissimo, quasi sempre nei giornali locali e solo al momento del sequestro dopo di che non se ne sa più nulla. Sorge anche un’altra domanda: i Consorzi, i produttori e tutti quelli che vengono danneggiati dalle sofisticazioni vengono informati? E se si, si costituiscono nel giudizio, ne danno notizia ai Consorziati, danno pubblicità alle condanne? Mi chiedo se esiste ancora un bollettino con l’elenco delle sanzioni e/o condanne per sofisticazioni alimentari, e per altri reati simili.

E’ attualmente di moda parlare di caste, di privilegi, di assenteismo, di burocrazia e chi ne ha più ne metta, per indicare e giustificare i mali dell’economia attuale italiana. Tutto sicuramente concorre a peggiorare la situazione ma quasi tutti pensano ai privilegi degli altri e sono pronti ad indignarsi ed attaccare le varie caste come se loro vivessero in un altro mondo e non fossero essi stessi partecipi, chi più chi meno, di caste piene di privilegi e con tenore di vita superiore alle possibilità economiche della nazione.

Vorrei esaminare questo problema partendo dalla fine della guerra (ho vissuto personalmente quel periodo). L’Italia era distrutta, dovevamo pagare i debiti di guerra, c’erano gli orfani, gli invalidi, l’INPS aveva le casse vuote, le case distrutte, idem strade, ponti, ferrovie; gli italiani per superare quel disastro economico hanno lavorato duramente 50/60 ore alla settimana, sabato compreso, ferie 6 giorni lavorativi all’anno; in caso di malattia i primi 3 giorni non venivano pagati, poi pagati 1/3 e così via; i disoccupati, soprattutto del Sud, ma anche veneti, friulani, bergamaschi, bresciani, cuneesi emigravano in Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, USA, Canada e Australia e mandavano valuta pregiata in Italia e ciò ci consentiva di pagare materie prime che con le nostre lirette non avremmo potuto acquistare.

Credo peraltro che lo sforzo maggiore l’abbiamo fatto le donne che oltre al lavoro in fabbrica e nei campi avevano almeno altre 8 ore al giorno di dura fatica nella cura dei figli e della casa (pulire, stirare, cucire, rammendare, ecc. ecc.).

Sono stati 20 anni di durissimi sacrifici, soprattutto delle donne che hanno permesso all’Italia di diventare una delle più grandi potenze economiche mondiali.

Questo grandissimo capitale ce lo stiamo mangiando tutti noi lentamente da circa 30 anni: giustamente le donne pur avendo un carico di lavoro ancora superiore all’uomo, non intendono assolutamente ritornare indietro di un passo e perciò  circa 800 euro al mese, anziché restare in famiglia ed in Italia, vanno alla colf che manda nelle Filippine valuta pregiata; i lavori pesanti, meno qualificanti e più duri vengono svolti da personale extracomunitario (faccio la zappatura manuale due volte l’anno di tutte le viti, operazione a mio avviso importantissima per la qualità dell’uva e gli operai disposti a farla sono solo gli extracomunitari) che naturalmente manda valuta pregiata nel proprio paese. L’orario di lavoro è diminuito a 35/37 ore, le ferie sono di 30 giorni lavorativi, prima di poter andare in pensione si doveva lavorare per 46 anni – da 14 a 60 anni di età – ora gli anni di lavoro sono diminuiti drasticamente ed inoltre la pensione veniva calcolata in modo inferiore rispetto ai calcoli attuali.

Tutti questi motivi (e ce ne sono altri) hanno fatto si che in Italia l’indebitamento pubblico sia così alto che lo Stato, cioè tutti noi, deve pagare 70 miliardi di euro all’anno di interessi passivi.

Vorrei rivolgere un invito a tutti noi: cerchiamo tutti di lavorare un po’ di più, sprecare meno e soprattutto lavorare meglio per produrre beni che possano valorizzare l’immagine dell’Italia nel mondo. A mio avviso è veramente venuto il momento di non guardare i privilegi degli altri, ma prodigarsi affinché i nostri figli ed i nostri nipoti non debbano pagare tutti questi debiti che da 30 anni stiamo facendo.