Dalla rivista “Il Chianti e le terre del vino” – di  G. Soldera

Queste mie riflessioni sulla “qualità del vino” cercano di tracciare un percorso che sia un insieme di moltissimi studi e ricerche, in modo da poter scegliere in ogni momento, con la dovuta concentrazione, la soluzione migliore (naturalmente, più è profonda ed articolata la conoscenza del proprietario, più sarà appropriata la scelta che in ogni momento verrà fatta).

Dopo aver eseguito quanto ho ipotizzato nel mio intervento precedente (numero 43), siamo alla ricerca e scelta delle viti da piantare, da ciò può dipendere il successo od il fallimento di tutto il progetto: nel 1972 ho piantato a novembre la mia prima vigna di 2 ettari a Case Basse con portainnesto americano, innestandola nell’agosto dell’anno successivo con marze selezionate nelle vigne vicine; certamente allora c’erano degli innestini molto bravi e disponibili, situazione che, a quanto mi risulta, non è più attuale; e da ciò emerge l’assoluta necessità di chiedere aiuto alla ricerca scientifica in modo che siano rispettati i seguenti parametri:

  1. a) portainnesti specifici per quel microterreno ed habitat
  2. b) marze ambientate in quella microzona e che abbiano dato prova di produrre uva di qualità atta ad ottenere un vino di altissimo valore
  3. c) studio e certificazione sullo stato di salute delle viti da piantare (l’importanza di questa ricerca è dimostrata dall’eventuale percentuale di viti malate che vengono piantate, si parla del 30%, si citano inoltre esempi di vigneti spiantati dopo 5 anni per l’elevata incidenza di viti morte per il mal dell’esca)

Come si vede sono problemi che richiedono la massima attenzione e concentrazione.

La fase successiva è la particolare cura che richiede il vigneto giovane piantato possibilmente a novembre:

1) leggere lavorazioni superficiali, letamazione a tutto campo secondo necessità, controllo che non ci siano ristagni d’acqua

2) appena c’è il risveglio vegetativo intervento quotidiano per zappatura, eliminazione delle erbe (il reparto oncologia della ASL 5 conduce una ricerca da oltre 12 anni con l’Università di Pisa, sotto la guida del prof. Mario Petrini e del prof. Brunori, ed i loro risultati dimostrano che le aree agricole trattate con diserbanti hanno un’altissima incidenza di sviluppo dei linfomi), scelta del tralcio migliore e taglio degli altri (in alcuni casi si possono lasciare 2 tralci per scegliere poi), potatura, legatura del tralcio man mano che cresce, eliminazione dei grappoli; è indispensabile che il tralcio che sarà il fusto della vite si rafforzi e non abbia ferite

3) nelle mie vigne giovani (ho piantato nel 98/99/200/2002) ho eliminato l’uva nei primi 5 anni, cercando in tutti i modi di rafforzare la pianta; dobbiamo sempre avere ben presente che la vite dà la miglior qualità d’uva dopo i 30 anni e che un vigneto di 60/70 anni è un’enorme ricchezza per la società

4) naturalmente anche in questa fase le Università devono seguire, controllare e certificare tutti i momenti significativi del processo; non è pensabile che l’uomo possa dare il meglio senza un arricchimento continuo della sua conoscenza e ciò può avvenire esclusivamente con il controllo (essere controllati e confrontarsi continuamente è il modo migliore per sbagliare meno) ed il conforto di chi ha un’esperienza e cultura maggiore e soprattutto di chi ha una conoscenza generalizzata e varia degli stessi problemi che il viticultore affronta ogni giorno; oltre naturalmente alle possibilità di studio, sperimentazione e ricerca anche con collaboratori e strumenti che il proprietario non può aver

5) al 5° anno di vegetazione si deve iniziare a pensare alla produzione dell’uva che dovrà sempre essere in quantità tale da non sfruttare la pianta ed in ogni caso il fine deve essere quello di portare in canina uve sanissime e mature al punto giusto, pertanto:

5 a) potatura da iniziare a febbraio, quando la pianta è ferma; in quel momento non possiamo sapere come sarà l’andamento stagionale e pertanto si deve ipotizzare che sarà molto cattivo e di conseguenza preparare la pianta ad affrontare nel migliore modo possibile le avversità e ciò è possibile se già predisponiamo la vite a rese bassissime lasciando una sola gemma

5 b) per la sanità della pianta è assolutamente indispensabile che ogni taglio venga disinfettato e cicatrizzato immediatamente (il potino deve essere seguito da persona molto attenta e concentrata che esegue questa operazione delicatissima ed essenziale, non si può aspettare perché l’infezione, l’umidità, l’acqua possono entrare nella ferita: quando l’uomo si taglia subito si disinfetta e protegge la ferita, ed è questo che bisogna pare per le viti)

5 c) il potino deve essere messo in grado di avere fobici in perfetta efficienza e deve disinfettarle spesso

5 d) il proprietario e l’Università devono controllare che le operazioni vengano eseguite sempre nel migliore dei modi; non bastano istruzioni scritte, ma ci deve essere un controllo attento su tutte le operazioni

6) durante l’inverno il portainnesto deve essere scalzato dalla terra con la zappatura manuale invernale, che è importantissima anche per eliminare le radici della gramigna, questa operazione è essenziale per:

6 a) evitare ferite alla vite provocate da lavorazioni meccaniche, dette ferite portano a malattie ed infezioni che fanno morire le viti

6 b) sciogliere il terreno vicino al piede della vite

6 c) permettere alla neve ed al gelo di disinfettare la vite da parassiti

6 d) evitare il ristagno dell’umidità e dell’acqua in una parte delicata

6 e) evitare la crescita di selvatico

7) è con immenso piacere che riporto il comunicato O.I.V. “Albo dei premi 2006”

O.I.V. – 03/07/06 – Da 76 anni, premi dell’O.I.V. ricompensano i migliori lavori critti di entità importante il cui contenuto rappresenta un apporto scientifico, originale (idee nuove e personali), pertinente e di portata internazionale per il settore della vigna e del vino. Queste opere sono valutate da un panel di specialisti (professori universitari, giornalisti, scienziati, storici) in viticoltura, enologia, economia vitivinicola, vino e salute, storia, letteratura, belle arti.

Quest’anno la Giuria dei Premi dell’O.I.V. si è riunita il 28 giugno 2006, sotto la presidenza di Sua Eccellenza l’Ambasciatore Frantisek LIPKA, in occasione del XIX Congresso Mondiale della Vigna e del Vino a Logrono (Spagna), e ha stabilito all’unanimità il seguente albo dei premi:

Nella categoria “ENOLOGIA”, il premio dell’O.I.V. è stato attribuito a :

“Microbiologia del vino”

Di Massimo Vincenzini, Giovanni Antonio Farris e Patrizia Romano

Edito dalla Casa Editrice Ambrosiana Milano (Italia)

Il prestigioso riconoscimento premia la nostra ricerca in un campo come la microbiologia del vino che è ancora sconosciuto ma che è, a mio avviso, assolutamente essenziale per la conoscenza del vino e per la salute dei consumatori.