La qualità del vino – marzo aprile 2009

Dalla rivista “Il Chianti e le terre del vino” – di  G. Soldera

L’andamento stagionale di febbraio è stato ottimo con giornate fredde, poca pioggia, anche vento che ha in parte asciugato il terreno che era saturo di acqua per le piogge continue da novembre a gennaio (ad un certo momento ero preoccupato per la situazione dei terreni ma la natura benigna ha posto termine a queste mie apprensioni); la potatura è stata fatta nei tempi giusti con viti asciutte, con tagli netti ed obliqui verso il basso, con disinfezione e cicatrizzazione di tutti i tagli; ho già letamato le vigne ed inizierò in questi giorni i lavori di manutenzione dei pali, dei fili ma soprattutto di legatura dei tronchi e dei cordoni che non devono stringere la vite (la linfa in entrambe le direzioni non deve mai avere strozzature né impedimenti).

Le operazioni di stralciatura, molto delicate perché possono interessare le gemme sono state effettuate in modo ottimale e sono molto soddisfatto delle prime fasi dei lavori in vigna; speriamo che il proseguo della stagione sia favorevole e ci consenta di lavorare in modo ottimale la vigna.

In cantina abbiamo già fatto i travasi invernali delle annate 2007 e 2008 (anche l’annata 2008 ha terminato in dicembre la fermentazione malolattica consentendoci così di eliminare i fondi dei vini); per gli altri vini delle annate 2004/2005/2006 ancora in botte, attendiamo la primavera per i travasi.

In tema di coltura della vite è di grande rilevanza l’articolo pubblicato sulla rivista VQ scritto dal prof. Mario Fregoni dal titolo “Le teste pensanti della vite”:

“Nella vite vi sono due cervelli. Conoscerli e dominarli è fondamentale per i risultati qualitativi in viticoltura. I due centri nevralgici sono all’estremità della pianta: gli apici vegetativi e quelli radicali. Fra l’altro recentemente le cellule di questi apici, che svolgono funzioni meristematiche (ossia di divisione cellulare e quindi di crescita), sono state definite staminali, come quelle umane o animali. I due centri nervosi sono sottoposti a due attrazioni opposte: alla luce quelli degli apici vegetativi dei germogli (fototropismo positivo) e verso il centro della terra gli apici radicali (geotropismo positivo). Il sole e la terra esercitano pertanto le attrazioni che consentono  la fotosintesi, la nutrizione idrica e quella minerale. Ne consegue che la gestione della chioma e dell’apparato radicale influenzano la fisiologia della pianta e la qualità della produzione. Un esempio: la cimatura taglia gli apici vegetativi. Essa moltiplica le teste pensanti aeree (con la produzione di altri apici), in quanto la vite non può restare acefala. Ma come rispondono gli apici opposti, quelli radicali? Non si possono potare e moltiplicare, tuttavia si possono favorire scegliendo terreni che consentano il massimo sviluppo radicale (circa il doppio della chioma), soprattutto in profondità, dove l’assorbimento idrico è più costante e quello minerale differente rispetto a quello superficiale. La crescita superficiale delle radici (terreni freschi, fertili, argillosi, compatti) è innaturale, contro l’angolo geotropico fittonante. La Rupestris, ad angolo geotropico stretto, è stato un grande portainnesto, in grado di conferire elevata mineralità ai vini. L’uso di portinnesti ad angolo geotropico ampio è stato un errore, causato dalla necessità di adattare la vite anche a terreni impropri. La selezione di portinnesti fittonanti potrebbe invertire la tendenza generale, per fornire radici più profonde. Le radici superficiali favoriscono la vigoria elevata dei germogli, le radici profonde la vigoria moderata e quindi la qualità. Significa sostanzialmente che l’attività degli apici dei germogli dipende dalla struttura e dalla natura del terreno. Un suolo povero, ciottoloso, sciolto, profondo, che consente alle radici di sviluppare la naturale attrazione verso il centro della terra, non può che essere l’ideale per ottenere l’equilibrio fra apici radicali e apici dei germogli. I vigneti equilibrati non hanno bisogno di molti interventi di potatura verde – in particolare di cimatura – e arrestano la loro crescita all’invaiatura.

Queste riflessioni consentono di riaffermare che il terroir vocato resta la condizione necessaria per il raggiungimento della qualità. In questo terroir  il clima (sole) e il terreno rappresentano i fattori dominanti nei meccanismi che determinano il genius loci, ossia il genio del luogo che crea la qualità eccelsa, basata sull’equilibrio fra le teste pensanti estreme della vite.”

Ritengo che la conoscenza dei concetti così bene argomentati dall’estensore sia assolutamente essenziale per ogni operatore viticolo che intenda produrre uva adatta ad essere trasformata in vino eccellente; mi permetto inoltre di consigliare a tutti l’acquisto del libro più importante per la qualità dell’uva: “Viticoltura di qualità” del prof. Mario Fregoni.

Passando ai fatti di mercato penso si debba sottolineare che la volontà dei produttori di Montalcino espressa il 27 ottobre 2008 in assemblea per il pieno rispetto della legge vigente (100% Sangiovese per il Brunello) è stata dettata dalla consapevolezza di dare un segnale certo, chiaro e inequivocabile che il tempo dei furbi e dei frodatori è passato; purtroppo a tutt’oggi è mancato a mio avviso un segnale importantissimo al mercato da parte del consiglio di amministrazione del Consorzio e dell’apparato che dovevano dare le dimissioni, ciò costerà molto caro all’immagine dei vini di Montalcino ed a tutti i produttori onesti che già subiscono danni rilevanti di fatturato.

Per meglio rendersi conto dell’entità del danno che il marchio collettivo dei vini di Montalcino rischia di subire, ricordo che uno studio del 1992 commissionato all’Università Bocconi aveva quantificato il valore dell’immagine dei vini di Montalcino in 400 Miliardi di lire.

Voglio anche esprimere il mio assoluto dissenso da certi scritti che hanno criticato la delibera dei soci del Brunello adducendo che la situazione delle vigne attuali non permetterebbe di fare il Brunello con il solo Sangiovese e ciò per le seguenti ragioni:

1) le leggi vanno sempre rispettate e chiunque non le rispetta va punito e deve pagare i danni derivanti dall’aver violato le leggi (questo è lo stato di diritto previsto dalla Costituzione e dalle nostre leggi e dalle leggi di ogni nazione libera e civile che tutela i diritti di tutti i suoi cittadini senza alcuna esclusione);

2) se l’annata, la terra o altre situazioni negative non permettono di raggiungere la qualità prevista dalla legge non si deve e non si può  mettere in commercio Brunello che non rispetta la legge;

3) il Brunello è un vino di élite che ha un prezzo alto ed un’immagine di alto livello e perciò il prodotto deve essere all’altezza di questi requisiti; se non è all’altezza non si deve produrre ma declassare.

Continuano i sequestri in tutta Italia di prodotti contraffatti – scaduti – con date di scadenza cambiate – sequestri di grappa, di pesci, di funghi, di formaggi, di olio, di vino (in Piemonte l’ICQ ha sequestrato recentemente 80.000 bottiglie di vino). In questi giorni i giornali parlano del pesce-truffa “Pangasio” pescato sul Mekong (fiume molto inquinato con livello di arsenico in media di 39 microgrammi al litro) che viene esportato in Europa per circa 600.000 tonnellate annue, costa all’ingrosso 1,7 €/Kg e viene poi commercializzato in filetti congelati e spacciato per cernia o sogliola.

Cosa ne pensate? Saluti.