La qualità del vino – luglio agosto 2008

Dalla rivista “Il Chianti e le terre del vino” – di  G.Soldera

Finalmente è arrivata l’estate dopo una primavera molto piovosa. In 36 anni a Montalcino non ho ricordo di tanta pioggia in questo periodo, ma soprattutto di tanti giorni con pioggia; ciò ha comportato molto più lavoro manuale nelle vigne soprattutto di zappatura e pulitura, ma bisogna anche dire che sono bastati pochi giorni di grande sole con notevole caldo per migliorare la qualità delle foglie in particolare e delle viti in generale; certamente la grande umidità ha aumentato fortemente il pericolo delle malattie, ma per ora non ho avuto problemi.

Stiamo procedendo con le operazioni di pulitura e spollonatura delle viti, nonché diradamento e sistemazione dell’uva per essere pronti all’invaiatura a togliere tutti quei grappoli che non possono maturare in modo ottimale o non sono perfettamente sani.

Queste operazioni sono essenziali e devono essere fatte da persone capaci che sappiano lavorare con la testa, gli occhi e le mani per poter scegliere ciò che va tolto; certamente le macchine non hanno né testa, né occhi e non possono fare le scelte che l’uomo fa, ma hanno un costo nettamente inferiore; esiste inoltre attualmente un grande problema inerente la manodopera giovanile che non vuole essere impiegata in vigna, ma vuole lavorare in cantina e non tiene conto che il lavoro è per il 90% in vigna e per il 10% in cantina.

Passando dalle operazioni colturali ad argomenti di altra natura sul vino, vorrei rilevare lo stato assolutamente insufficiente dei dati inerenti ai vini IGT – DOC – DOCG e, a questo proposito, cito la relazione tenuta dal direttore di Assoenologi Dott. Martelli, che in occasione del 63° Congresso, ha evidenziato la carenza di dati di base certi e controllati: infatti per le DOC i dati sono incompleti e sono fermi al 2005 e ciò è dovuto al fatto che alcune Camere di Commercio e tutta la Valle D’Aosta non sono collegate al sistema informatico nazionale ed all’Info-Camere. E’ inoltre inutile chiedere i dati di produzione delle IGT perché non sono disponibili per nessuna campagna vendemmiale.

Per quanto concerne i problemi del Brunello, voglio ribadire la mia posizione di richiesta di autosospensione, almeno temporanea, per tutti coloro che sono coinvolti nelle indagini e ciò è stato da me chiesto ufficialmente nelle assemblee del 14 e 30 maggio, senza alcun esito.

In merito al blocco USA all’importazione di Brunello ho voluto documentarmi sulla legislazione USA (TTB Regulations 27 CFR section 4.25 a.2.iii and e.3.iii) in merito alle pene previste:

  • Fare falsa dichiarazione al TTB è punibile con una pena fino a 5 anni di prigione e una multa di 250.000 dollari (in America le condanne si scontano in carcere).
  • Ingannare il  consumatore: pena da 5 a 10 anni di prigione e multa di 250.000 dollari, oltre alle azioni di responsabilità da parte dei consumatori o da associazioni di consumatori che possono chiedere indennizzi milionari.
  • L’importatore e/o il commerciante perdono il permesso federale di svolgere il loro lavoro.

La domanda che sorge spontanea è: chi è quell’importatore e/o commerciante che avrà voglia di correre questi rischi per acquistare il Brunello?

Premesso che avevo precedentemente comunicato ufficialmente, con raccomandate e ricevute di ritorno, al Presidente del Consorzio del Brunello Sig. Filippo Baldassarre Fanti che Università e laboratori erano in grado di stabilire se un vino era solo Sangiovese oppure no, successivamente nel settembre 2006 scrivevo nel capitolo quinto su “Il Chianti e le terre del vino”:”Sul tema dei possibili sequestri di vini, mi preme segnalare e sottolineare le ricerche che più Università e laboratori di analisi hanno portato a termine sulle differenze varietali delle antocianine su vini anche di sei/sette anni:  secondo questi studi si può dimostrare con certezza l’unicità o meno di vitigno in un vino”.

In questo periodo c’è molta preoccupazione a Montalcino, ma devo dire che i segnali che ricevo non sono a mio parere idonei a risolvere i gravi problemi in corso, ma anzi indicano strade che li aggravano notevolmente: una di queste è “tutti colpevoli nessun colpevole”; altra è “dagli all’untore per nascondere gli eventuali truffatori”; altra è “cercare il potente di turno che sistemi e copra i reati con buona pace dei consumatori e dei produttori onesti”. Ma tutti questi escamotage non convinceranno il mercato a comperare il Brunello, anzi questo modo di agire confermerà al mercato che è giusto attendere e le conseguenze negative di questo agire si ritorceranno contro tutta la comunità; a mio avviso l’unica soluzione è la trasparenza:

  • Sospensione degli inquisiti dal Consorzio
  • Declassamento dei vini non conformi
  • Certificazione da parte dell’I.C.Q. che ogni fascetta DOCG Brunello è di solo Sangiovese.

Questa è la mia posizione dall’inizio della vicenda.

Vorrei concludere con alcune riflessioni di politica, conscio dell’importanza che le scelte politiche hanno sulla qualità della vita dei cittadini italiani, sull’operato dei soggetti economici e quindi sulla qualità dei prodotti in generale e per quanto ci riguarda del vino in particolare. A mio avviso il centro sinistra ha sbagliato il Candidato sia nel 2001 che nel 2008; la scelta doveva cadere su una personalità cattolica e non sui candidati che sono poi risultati perdenti (le elezioni del 1996 e del 2006 vinte dal centro sinistra dovevano insegnare qualcosa). Altri errori sono stati a mio parere:

  • L’occupazione di tutte le alte cariche dello Stato
  • L’elevato numero di ministri e sottosegretari
  • La litigiosità  e le esternazioni divergenti dei componenti del governo e della maggioranza
  • Il non tenere conto del passato: le dichiarazioni precedenti le elezioni passate indicavano una bassa propensione verso la D.C., mentre i risultati finali dimostravano poi un peso di quel partito dal 30% al 40%. In Italia senza una grande percentuale di voti di quell’elettorato che votava D.C. non si vincono le elezioni politiche.